Fauna

Picchio Verde (Picus Viridis), foto A. Tedeschi
L’eterogeneo paesaggio dei Monti Aurunci costituisce l’ambiente ideale per diverse specie animali. In primavera, i prati, i boschi e le aree coltivate sono animati da una moltitudine di insetti, tra cui due specie di lepidotteri, la Bianconera italiana e la Mnemosine, farfalle comuni sui versanti di Monte Altino e Monte Revole.

Il settore meridionale del Parco dei Monti Aurunci è crocevia delle importanti rotte migratrici primaverili e rappresenta un punto di sosta per molti uccelli migratori, come il rigogolo, il cuculo e le rondini. Tra gli uccelli notturni ci sono l’usignolo e il succiacapre, ma anche rapaci come la civetta, il gufo e il barbagianni, l’assiolo e l’allocco. Diversi sono i rapaci diurni come il falco pellegrino e la poiana che nidificano preferibilmente sui versanti scoscesi di Monte Sant’Angelo e Monte Fammera.

Oltre all’avifauna il territorio del Parco è abitato da piccoli rettili come la lucertola comune e il ramarro e da serpenti innocui e alleati dell’uomo nel controllo naturale dei roditori di cui i più comuni sono il biacco e il cervone. Più difficile da avvistare è la vipera che utilizza il suo veleno solo per cacciare le prede o per difendersi dall’attacco di qualche predatore.

Libellula (Foto A. Tedeschi)
Frequente è l’incontro con i mammiferi che di notte osano avvicinarsi ai centri abitati come la faina, la volpe e il misterioso gatto selvatico, che all’alba tornano nel folto degli intricati boschi come quello della Foresta demaniale di Sant’Arcangelo.

Nei boschi di Monte Ruazzo e Monte Faggeto si annidano piccoli roditori come il moscardino e il ghiro. Non sono rari i tassi, i cinghiali e le lepri, mentre negli ultimi anni è stato constatato il ritorno di alcuni esemplari di lupo, affascinante animale da tempo scomparso dai monti Aurunci.

Le notti sui Monti Aurunci sono il luogo ideale per avvistare le 21 specie di chirotteri, di cui alcune molto rare. Infine, per scoprire i piccoli anfibi che popolano il territorio degli Aurunci basta avvicinarsi alle sorgenti di Acquaviva, Fontana di Canale, ma anche ai pozzi di Sant’Onofrio o di Vallevona dove sono stati ricreati gli habitat ideali per la riproduzione di tritoni, salamandrine dagli occhiali e rospi.

Razze Autoctone: Il Pony di Esperia

Video RAI: I cavalli di Esperia (Geo, Rai3)

Pony di Esperia (Foto Archivio Ente Parco)
Il Pony di Esperia inizialmente conosciuto come cavallino di Esperia, prende nome dal paese sito fra i Monti Aurunci nel Lazio meridionale, dove il Barone Roselli nel 1840 decise di avviare un miglioramento genetico della popolazione indigena cavallina brada.
L’introduzione di alcuni riproduttori dal salernitano non diedero le risposte desiderate, in quanto questi esemplari mal si adattavano al territorio aspro ed al clima difficile dei Monti Aurunci.

Fu così che nel 1882 decise di importare dalla provincia Nadjd ubicata nella zona più alta dell’Arabia, 5 fattrici ed uno stallone che vennero fatti sbarcare al porto della vicina Gaeta.
La grande capacità di adattamento di questi esemplari e la selezione accurata che fu intrapresa, non venne inizialmente ricompensata a causa del pregiudizio legato alla piccola statura del Pony di Esperia.

Con il passare degli anni, il cavallino fu apprezzato per le ottime doti di resistenza al freddo ed al caldo, per la frugalità, per la versatilità e la forte costituzione.
Le vicende della seconda guerra mondiale legate alla linea difensiva tedesca “Gustav” che percorreva i Monti Aurunci misero in pericolo la popolazione di Pony, utilizzata per segnalare campi minati e per sfamare la popolazione locale, alla fine del conflitto non ne rimaneva che qualche esemplare sparso nel Lazio.

Finalmente nel 1993 a quasi cento anni di distanza dai primi tentativi di miglioramento genetico viene approvato lo standard di razza del pony di Esperia.
Oggi il pony di Esperia è un cavallino caratterizzato da movimenti ampi ed eleganti difficilmente riscontrabili nei pony delle sue dimensioni.
Il sistema, ma soprattutto, le condizioni di allevamento lo rendono un cavallo adatto praticamente a tutte le discipline, affronta con disinvoltura ostacoli naturali e non, sconcerta spesso per la capacità di saper galoppare sui terreni difficili come quelli rocciosi dei Monti Aurunci, ha dimostrato di possedere un piede sicuro e una naturale propensione a valutare con attenzione la soluzione migliore per tirarsi fuori dai guai.

Diversi esemplari sono con successo impiegati nel salto ostacoli, nel completo, nella monta western, negli attacchi e nel trekking.
Alcune associazioni del Lazio oggi sono impegnate nella promozione e mantenimento di questa razza con la realizzazione di eventi e partecipazione a importanti fiere di settore.