“Sotto gli Aurunci. Le grotte: scrigno di un patrimonio nascosto”, convegno ad Esperia

Si è svolto sabato scorso il Convegno “Sotto gli Aurunci. Le grotte: scrigno di un patrimonio nascosto”, organizzato dal CAI di Esperia e dal Gruppo Grotte Castelli Romani, in collaborazione con l’Ente Parco. Il Convegno ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico interessato alle grotte degli Aurunci e alle recenti scoperte in campo speleologico. Tra i relatori hanno preso la parola esperti della Federazione Speleologica del Lazio, del Gruppo Grotte Castelli Romani e del Circolo Speleologico Romano.
La giornata, iniziata con la visita al Museo sul Carsismo di Palazzo Spinelli, gestito dall’Ente Parco, è proseguita con il convegno presso la Cappella Lauretana.

Il convegno si è aperto con i saluti del Sindaco Giuseppe Villani, padrone di casa, che ha espresso il proprio gradimento per l’evento organizzato ad Esperia, comune con un territorio montano molto esteso e ricco di emergenze naturalistiche, storiche e culturali da valorizzare.
Il Presidente del Parco Michele Moschetta, oltre a ringraziare il CAI Sezione di Esperia per le numerose attività svolte sui Monti Aurunci per la fruizione sostenibile del territorio e per la valorizzazione del patrimonio naturale, ha esposto gli obiettivi perseguiti dall’Ente Parco per la valorizzazione dei siti e delle aziende comprese nell’area protetta.
Il primo intervento della esperta speleologa Maria Grazia Lobba del Gruppo Castelli Romani ha raccontato attraverso slide, foto e video recenti, la storia delle attività speleologiche e della ricerca scientifica condotta sulle cavità carsiche di tutto il gruppo montuoso dei Monti Aurunci. A partire dalle primissime cavità esplorate nel 1948 da Aldo Giacomo Segre, sul territorio aurunco si sono avvicendati gruppi locali che, già nel 1969 (Speleo Club Formia) cominciarono a calarsi nelle cavità site proprio nel territorio del Parco. Raccolsero il testimone negli anni ’80 del secolo scorso il Circolo Speleologico Esperiano e lo Speleo Club Tri.Ma (nome derivante dalle frazioni di Formia Trivio e Maranola). Negli anni successivi le esplorazioni sono divenute più frequenti e organizzate, con mezzi e attrezzature sempre più moderne e sicure. Numerose sono state le associazioni speleologiche che hanno esplorato le grotte dei Monti Aurunci, documentate attraverso pubblicazioni specifiche. Le attività di ricerca dell’ultimo decennio sono state portate avanti quasi esclusivamente dal Gruppo Grotte Castelli Romani.
Allo stato attuale, come ha riferito il Presidente della Federazione Speleologica del Lazio Paolo Dalmiglio, sono 211 sui Monti Aurunci le grotte esplorate in 40 anni di attività, censite nel Catasto regionale delle Grotte e delle Aree Carsiche del Lazio, gestito dalla Federazione secondo quanto previsto dalla L.R. n.20/1999. Grazie alle esplorazioni speleologiche si possono definire i bacini idrografici sotterranei che alimentano le principali sorgenti di Mazzoccolo e Capodacqua, poste a valle, le cui acque vengono captate per l’approvvigionamento idro-potabile dei comuni di Spigno S., Formia ed altri limitrofi. È quindi molto importante tutelare l’ambiente carsico dei Monti Aurunci, anche sensibilizzando la popolazione a non inquinare queste cavità, veri e propri vettori di quelle stesse acque che raggiungono velocemente le falde idriche e quindi le sorgenti di base del massiccio montuoso.
Saverio Treglia del Gruppo Castelli Romani, ha relazionato con documenti e immagini interessanti lo stato delle esplorazioni delle grotte e degli abissi sul Monte Petrella, con video in 3d che meglio fanno comprendere l’andamento dei cunicoli sotterranei e i numerosi fronti esplorativi ancora aperti.
Leonardo Latella, Conservatore del Museo di Storia Naturale di Verona, ha esposto tutti i dati scientifici sulla fauna cavernicola trovata durante le esplorazioni. Le numerose specie di animali acquatici e terrestri poco diffuse e particolarmente specializzate in questi ambienti naturali.
Infine Lavinia Giorgi, sempre del Gruppo Castelli Romani, ha posto particolare attenzione ai toponimi utilizzati per le cavità esplorate e sull’importanza della conservazione del patrimonio linguistico caratteristico del territorio.

Alla fine del convegno non poteva mancare un piccolo momento conviviale a base di prodotti gastronomici delle principali aziende del Parco, organizzato presso la sala refettorio del Complesso Museale e Ostello di Palazzo Spinelli di Esperia.

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